sabato 23 maggio 2020

La passione è la benzina che accende la vita



Professione motivatore
Molti pensano che il motivatore è colui che incita: "Dai che ce la puoi fare! Non mollare! Sei forte!"
Tornano alla mente le immagini dei film più famosi dove l'allenatore incoraggia sempre a resistere e dare il meglio di sé.
Beh così è facile... Lo possono fare tutti!


Il motivatore non è un "semplice" incitatore
Ognuno di noi ha dei talenti e quando li riconosce e li esprime è felice e realizza una vita piena di soddisfazioni.
I problemi sorgono quando non riusciamo a riconoscere questi "doni" o peggio, quando vengono bloccati dalle aspettative di altre persone: genitori, insegnanti o della società.
La mia professione di Mental Coach mi ha portato nei licei a svolgere i miei programmi motivazionali per ragazzi di ShowCoaching™ e troppo spesso ho visto studenti infelici perché erano costretti in un percorso di studi che non apparteneva alla propria natura.


Segui l'inclinazione!

L'acqua fa fatica per trovare il mare? No, perché segue la propria inclinazione.
Segue la strada migliore, la traiettoria ottimale, la minima resistenza al conseguimento dello scopo naturale.
Quando conosci e realizzi le naturali inclinazioni (i talenti) si sviluppa quella FORZA che fa compiere azioni incredibili, superare difficoltà e realizzare una vita felice.





La vera mission del motivatore
  • Individuare le abilità della persona
  • Comprendere gli ostacoli che bloccano tali abilità
  • Far riconoscere i propri talenti
  • Proporre strategie di applicazione delle innate abilità
  • Fare acquisire le risorse utili per il raggiungimento degli obiettivi


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Paolo Abozzi







martedì 19 maggio 2020

Quella è la nave di Teseo?


Si racconta che Teseo avesse una nave in legno con la quale compì innumerevoli viaggi ed imprese. Nonostante i lunghi anni in mare, la leggenda vuole che la nave si sarebbe conservata sempre intatta perché i marinai man mano sostituivano con parti nuove quelle che si deterioravano.
La domanda è: al termine delle sue avventure, quella che attraccò al porto, era ancora la nave di Teseo?


Ognuno è la nave di Teseo
Le cellule del nostro corpo cambiano circa ogni 7 anni determinando la rigenerazione biologica dell'intero organismo.
La biologia lo ha scoperto solo recentemente ma come al solito, se andiamo a guardare le antiche tradizioni come quella della medicina cinese, già millenni fa affermava che l'energia vitale Yang si svilupperebbe nelle donne ogni 7 anni.
Anche il Sufismo e poi all'inizio del '900 assieme alle teorie di Rudolf Stainer, riportavano le fasi di sviluppo della vita in 7 anni.
Interessante!

Anche Ippocrate ribadisce i 7 cicli:

“Nell’esistenza umana sono presenti sette tempi che chiamiamo “età”: lattante, bambino, adolescente, giovane, adulto, uomo maturo, anziano. Al periodo (mutevole) della Luna, durante la prima infanzia (fino ai sette anni) subentra quello di Mercurio, in cui si acquisiscono le prime conoscenze (7-14 anni), quindi quello di Venere, che rivela la sua forza nelle emozioni passionali dell’adolescenza (14-21 anni); giunge poi lo zenit (solare) della vita, i tre settenni della piena forza vitale e dei desideri d’espansione (21-42 anni). Il regno del malvagio Marte genera un improvviso mutamento e conduce alle lotte, le amarezze e le disillusioni di cui è ricca l’età adulta (42-49 anni). Poi, sotto lo scettro di Giove, si presenta ancora una volta un picco della vita, la maturità propriamente detta, la quale, saggia e serena, contempla le gioie e le sofferenze dell’esistenza, sempre contribuendovi con gaiezza (49-56 anni). Arriva infine, sotto la stella di Saturno, lenta e lontana dalla terra, la grande età in cui le forze vitali si raffreddano e pian piano si fermano”.


Perché io sono io?
Da mental coach, come al solito cerco di proporre punti di vista diversi e spero stimolanti.
Dunque, se nessuna delle mie cellule è la stessa dopo un ciclo di 7 anni, come faccio ad affermare che io sono ancora io dopo magari 50 anni?
Mi piace proporre l'idea del campo di coscienza unificato: una vibrazione cosciente che sta alla base dell'universo fisico.
Osservando il comportamento della materia nella scala dell'infinitamente piccolo (area di studio della Fisica Quantistica), ci si svela una "nuova" ipotesi: solo all'occhio dell'osservatore la vibrazione può divenire materia.

Che vuol dire ciò?
Significherebbe che quanto tramandato da grandi illuminati spirituali è dimostrato dalle recenti scoperte scientifiche: tutta la materia (anche il nostro corpo) della quale è costituito l'universo è frutto di quella Vibrazione cosciente.
In altre parole, la Vibrazione è in ogni punto dell'universo, più precisamente... E' l'universo.
Non vi torna alla mente qualcosa?

"In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio"
Gv 1, 1-18

Suggestivo questo punto di vista, vero?
Se volessimo inquadrare il nostro discorso sulla rigenerazione cellulare, darebbe un senso al fatto che nonostante a cicli di 7 anni abbiamo cellule nuove, persiste la nostra identità.
Vogliamo esagerare?
Ok, se sposiamo questa ipotesi (dimostrata comunque scientificamente) potremmo anche affermare che Dio è ovunque e noi poremmo essere "punti di vista" della Sua coscienza.












sabato 16 maggio 2020

Come allargare il proprio mondo

Il tuo mondo ti va stretto?
Ecco come fare per ingrandirlo
!


Noi riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo, perché non riusciamo ad avere pensieri ai quali non corrisponde una parola” (Cit. Heidegger)


Leggi questo messaggio inviato dal passato
Non c’è nulla da fare, molte delle risposte ai problemi che stai vivendo, la puoi trovare nel passato.
In questo caso te la suggerisce il mitico Heidegger
filosofo che dal 1950 ti riporta questo suo pensiero anche grazie al mio bolg che in questo momento stai leggendo: una vera macchina del tempo!
Dunque, quando hai iniziato a parlare, mamma e papà prendevano il ciuccio e ti dicevano: “Ciuccio!”.
Questa associazione oggetto/parola è continuata per tutta la vita permettendoti di “riconoscere” e comprendere “tutta” la realtà che ti circonda.
Tutta tutta?
Solo quella che riconoscerai grazie all’associazione oggetto/parola.

Colombo aveva le caravelle invisibili!
Si narra che quando Colombo arrivò sulle coste delle indie, gli indigeni non riuscirono a vedere le navi perché non avevano mai visto nulla di simile e quindi non avevano nomi per esprimere l’esperienza.
La stessa cosa può capitare a chi, magari vivendo nella stessa casa da anni, non ha mai notato un chiodo nel muro. Dal momento in cui lo vede, non potrà più non vederlo: appartiene al suo modello di realtà “arricchito”.
Gli indigeni, come si accorsero delle caravelle?

Guarda il mio video e lo scoprirai!







Stai male ma non sai perché?
Conoscere parole allarga il mondo percepito. Ovviamente con “parole” non intendo solo oggetti ma stati d’animo, suoni, percezioni.
Esempio: stai giù di morale, non hai forze, non ti va di fare nulla. Partendo dal principio che in quel caso non hai nulla di fisico, stai male ma non capisci il perché.
Vivi in balìa di confuse sensazioni di tristezza, mestizia, malinconia, infelicità, sconforto, scontentezza, disperazione, angoscia, amarezza, dispiacere, malumore, abbattimento, depressione, demoralizzazione, delusione, disillusione, avvilimento, afflizione ecc.
Se non conosci le parole per definire la causa delle percezioni di malessere potresti solo subire le conseguenze di ciò che non identifichi.
E si sa, lottare contro un nemico che non vedi è sempre più difficile.


Più parole conosci più diventa grande il tuo mondo
Sembrerebbe quindi che la cultura, il sapere, il conoscere allarga davvero le tue percezioni e anche la gamma delle emozioni e sentimenti.
Vedo gli effetti di questa mancanza di riconoscimento di sentimenti ed emozioni soprattutto nei giovani.
Spesso vado nei licei come motivatore nell’ambito del progetto SPAIC che conduco con INAIL utilizzando il mio modello motivazionale di ShowCoaching™ e sono a stretto contatto con la realtà giovanile.
Molti si sentono “disorientati” anche perché non riescono a riconoscere i sentimenti che provano.
Come dice il filosofo Umberto Galimberti in passato la cultura scolastica aiutava ad arricchire il “vocabolario delle esperienze emotive” grazie allo studio delle tragedie, romanzi, avventure, drammi.
Il giovane così associava subito situazione/emozione e nella vita le avrebbe sapute meglio identificare in se stesso e negli altri.


Vuoi ingrandire il tuo mondo?
- Ogni giorno impara almeno una parola nuova
- Scopri oggetti in casa o al lavoro che non avevi notato
- Cerca di dare un nome definito alla sensazione o sentimento che provi
- Prova curiosità per ciò che non conosci
- Nota dettagli nuovi nelle persone: fisici, di espressione, di abbigliamento
- Sperimenta cose nuove: cibi, abbigliamento, percorsi stradali
- Viaggia e vai dove non sei mai andato

Vedrai miracoli se crederai
Ti lascio con questa meravigliosa canzone del film di animazione Disney: Il principe d’Egitto.
Se sai scorgere quello che ti circonda vedrai un mondo sempre più prezioso: “Vedrai miracoli se crederai!”


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Paolo Abozzi

 



martedì 12 maggio 2020

Il tuo lavoro è l’espressione del tuo talento?



Il tuo lavoro è l’espressione del tuo talento?
Se la tua risposta è affermativa di sicuro lavori con passione, piacere e fai anche tanti soldi.
Non solo l’infelicità ma anche somatizzazioni o malattie, possono derivare dallo svolgimento di un lavoro che non corrisponde al proprio modo di essere, di volere, di sentire.


E se fossi un falegname felice?
Per un’intera esistenza professionale ci si barcamena tra i compromessi per mettere a tacere i bisogni dell’anima con il contentino di una soddisfazione (superficiale) data da un benessere, economico o per un riconoscimento sociale/familiare. 
E se i tuoi genitori ti hanno imposto di essere un avvocato di successo e tu volevi essere un falegname felice?

Il tuo lavoro è davvero l’espressione del tuo talento?
“Non è facile fare il lavoro che si vuole”
Se hai installata la convinzione che non è facile, non potrai mai PERMETTERTI DI PENSARE di poterlo effettivamente fare ed evidenzierai solo le difficoltà nel raggiungimento di quell’obiettivo.
Ecco che è pronta una vita di rimpianti, rimorsi, sospiri. 

Ogni progetto, grande o piccolo che sia, per essere realizzato ha bisogno di una giusta strategia che è fatta da numerosi step:
  • Individuare l’obiettivo
  • Pianificazione della strategia a breve/medio/lungo termine
  • Valutazione delle risorse necessarie

“Mi piacerebbe ma non so se sono all’altezza!”
Se non provi e ti metti in gioco non lo saprai mai e morirai con questo dubbio!
Se provi e non sei capace, impara, studia, fai formazione per quello che ti serve e poi rimettiti in gioco.

Nella vita non ci sono successi o sconfitte ma solo risultati.
“Ora non ho tempo per pensare a questo, devo fare il lavoro che ho!”
E chi ti chiede di lasciarlo? Se non ti soddisfa però, mentre continui a farlo, inizia a costruire quello che davvero vuoi fare perché, come diceva John Lennon: “La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo occupati in altri progetti.”


Durante  le mie conferenze di ShowCoaching™ , molti studenti  nei licei mi dicono  “Non so proprio che lavoro vorrei fare!”
La mia risposta/stimolo è: “Qual è il lavoro che faresti gratuitamente? Quello è il lavoro della tua vita!”

Proviamo ad  immaginare come sarebbe il mondo futuro se i genitori riuscissero a cogliere i talenti e le inclinazioni dei figli e li aiutassero fin da piccoli a riconoscerle, crederci e potenziarle attraverso il giusto percorso di formazione e specializzazione!

Il tuo lavoro è l’espressione del tuo talento? Se è così: “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita” (Confucio).

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Paolo Abozzi Coach




sabato 18 aprile 2020

Web Public Speaking: ansia di parlare davanti alla webcam?

Come mental coach e formatore aziendale, già prima dell'urgenza di comunicazione in web cam data dalla quarantena per il COVID19, incontravo persone con grandi difficoltà nel parlare in pubblico.
Anche il manager più preparato, sicuro di sé, intraprendente, davanti a una riunione aziendale o peggio in una conferenza con molti auditori, andava nel panico: sudava, arrossiva, balbettava.
Stessa cosa nelle riunioni telematiche: davanti alla web cam, da soli ma con tante persone davanti, può capitare di emozionarsi al punto di non rendere efficace la comunicazione.

Lavoro spesso con gli insegnanti, soprattutto in questo momento di pressante necessità di SCUOLA A DISTANZA, alcuni di loro sono entrati nel panico al pensiero di dover mostrare il loro modo di comunicare davanti ai genitori dei loro alunni.


Web Public Speaking: come parlare in pubblico


Questi sono i fattori che incidono sulla capacità di parlare in pubblico, nello specifico davanti ad una web cam nel corso di una riunione telematica:

  • Stato emotivo
  • Immagine di sé
  • Comunicazione non verbale
  • Efficacia linguistica
Stato emotivo
Chiaro è che se ci accingiamo ad una riunione/lezione già con ansia ed animo turbato, tutto è più difficile: cosa fare?
15 minuti prima di iniziare il collegamento può risultare efficace compiere degli esercizi fisici minimi: stretching, saltelli sul posto, picchiettare la punta delle dita sul parti diverse del corpo.
La respirazione è poi fondamentale: stando seduti, concentrarsi sul proprio respiro e senza modificarne il ritmo e per qualche minuto rimanere spettatori dell'aria che entra e che esce dal naso.
Molti esercizi di respirazione sono spiegati nel mio gruppo Facebook Meditare online con Paolo Abozzi.
La meditazione è uno strumento fondamentale nella gestione dell'ansia da public speaking.


Immagine di sé

Immaginiamo che incontrare in ambito lavorativo uno o più interlocutori in video conferenza, sia la stessa cosa che incontrarlo di persona.
E' importante quindi il "rendersi presentabili", in ordine e anche il "contorno" inquadrato dalla telecamera deve rendere l'idea di un setting professionale.
Di certo, se si è in casa, non bisogna stravolgere l'arredamento ma, a seconda delle situazioni, la foto di nonna o di voi in costume al mare, forse non è la scenografia migliore.
E' necessario inoltre avere la giusta illuminazione del volto da organizzare prima che inizi la conversazione.


Comunicazione non verbale
La postura ben eretta, un sorriso, un'espressione naturale ed attenta sono il biglietto da visita principale.
La gestualità rientra nella comunicazione non verbale: senza esagerare, 
utilizzate le mani, per arricchire e far visualizzare meglio i concetti che esprimete linguisticamente.

Cercate di mantenere il ritmo della comunicazione, pause, distrazioni (casalinghe) o altro devono essere annullate.
L'atteggiamento migliore è quello di far finta che siete davvero, fisicamente, davanti a quella persona o gruppo.


Efficacia linguistica
Proprio come si fa durante una riunione o una telefonata importante, tenete un appunto da qualche parte fuori della portata della web cam dove avete la "scaletta" degli argomenti dei quali avete intenzione di parlare.
Questo semplice aiuto vi consentirà comunque di toccare tutti gli argomenti anche se vi impanicate.


Bravi comunicatori in web cam si diventa!


Si, anche la persona più impacciata, con la corretta formazione può ottenere grandi risultati e diventare più "sciolta" e gestire al meglio la comunicazione via web cam. Coloro che invece già sono avvezzi a parlare davanti una telecamera, possono implemetare le loro capacità e diventare ancora di più smaliziati comunicatori: aumento della capacità di persuazione, efficacia di vendita e 
incremento della leadership.


Proprio per venire incontro alle esigenze del momento in cui l'uso della teleconferenza è diventato più urgente, ho organizzato un corso di WEB PUBLIC SPEAKING di 3 incontri di gruppo (circa un'ora l'uno) Lunedì 27 Aprile alle ore 21,00 che terrò sulla applicazione Zoom che potrete seguire ed intervenire sia su PC che cellulare e tablet.

  • Gestione dell'emotività
  • Programmazione Neurolinguistica (PNL) per potenziare la comunicazione
  • Comunicazione non verbale: il linguaggio espressivo del corpo

Questi sono solo alcuni degli argomenti che tratterò, altri emergeranno nel corso di comunicazione efficace in web cam cercando di calibrare le informazioni diattiche con le esigenze dei partecipanti.

Per informazioni ed iscrizioni
Paolo Abozzi
Telefono e WhatsApp 3282924284



lunedì 6 aprile 2020

Eruzioni cutanee: la pelle urla ciò che la bocca tace


Sarà un caso ma, durante le consulenze online di life coaching, molte persone mi dicono che in questo periodo hanno sfoghi sulla pelle: arrossamenti, prurito.
Lasciando a medici e dermatologi tutte le considerazioni del caso, mi piace fare qualche riflessione da un altro punto di vista: la comunicazione mente-corpo.
C'è un detto: "Il corpo urla ciò che la mente tace".

Si sa che in molti detti popolari c'è insita una verità, proviamo a scoprirla perché credo che più punti di vista possono arricchire le nostre possibilità di scelta.

Uno dei princìpi della medicina primitiva asseriva una connessione tra la malattia come espressione di un senso di disagio dell'individuo: presupponevano quindi un'unità tra corpo, mente ed ambiente, uno influenzava l'altro.
In tempi più recenti la Psicosomatica ha codificato l'esistenza di questo rapporto inscindibile tra mente e corpo.

Quali sono i più comuni disturbi psicosomatici?
  • Colite
  • Dermatite
  • Stanchezza cronica
  • Cefalea
  • Tachicardia
  • Dolore cronico

Possiamo aggiungere alla lista molti altri disturbi, anche più importanti...
Se accettiamo di arricchire i nostri punti di vista indossando gli occhiali della psicosomatica, possiamo dire che i sintomi, tra i quali gli arrossamenti ed eruzioni della pelle, potrebbero avere anche un significato, un messaggio.
Un messaggio taciuto dalla "bocca" ma urlato dal corpo, tanto per tornare al titolo del mio articolo.
La mia domanda stimolante è: in questo momento di necessaria reclusione, di emergenza, di isolamento sociale, oltre tutte le altre emozioni, potremmo essere irritati da tutto ciò ed il nostro corpo esterna questo disagio con le irritazioni?
Se siete concordi con me fino a questo passaggio, forse la riflessione che potreste farmi è: "Ok, ora che lo so, che mi cambia?"
Giusta osservazione ma seguitemi e tentiamo di andare oltre.

Il primo passo è la predisposizione alla comprensione che ci permette di non subire soltanto un accadimento (il sintomo) ma di avere anche un'altra chiave di lettura.
Secondo passo è cercare di capire cosa sta esprimendo il sintomo, che messaggio vuole dare.
Il sintomo ha un linguaggio tutto suo: la metafora!
Alla luce di questo linguaggio è più facile capire che se mi irrita una situazione mi compare un arrossamento e... Mi devo grattare.

La soluzione più radicale, una volta escluse qualsiasi patologie mediche, sarebbe quella di eliminare il problema che causa la reazione del sintomo ma spesso non è possibile, magari dovremmo fare scelte di vita che scombussolerebbero troppo.
C'è un'altra strada: comunicare con il sintomo.

Per prima cosa bisogna predisporsi al "dialogo" con il sintomo e si può far questo attraverso facendo silenzio dentro di sé, magari con la meditazione.
Una volta aperto questo canale di comunicazione, provare a instaurare un dialogo con il sintomo, un
 pò come quando si parla con un amico:"Caro sintomo, so che ti sei manifestato perchè sto provando un disagio in questo momento.
Invece che prendermela con te, ti capisco. So che vuoi esprimere la mia sofferenza.
Grazie.
Ora che ho capito questo, cercherò di tenerlo ben presente e di fare tutto quello che posso per alleviare la tua/mia pena.
Grazie per il tuo messaggio!"


E' necessario uno stato di meditazione per agevolare il "dialogo" perché altresì rimarrebbe una cosa meramente mentale. Abbiamo bisogno di un "dialogo" intimo, emotivo, profondo, proprio com'è la natura del linguaggio del sintomo.

Se vuoi un aiuto per il raggiungimento di questo stato, puoi collegarti con il mio gruppo Facebook Meditare online con Paolo Abozzi ogni giorno svolgo la pratica meditativa con dirette video che possono essere agevolmente seguite anche da chi è a digiuno di meditazione.

Paolo Abozzi

venerdì 3 aprile 2020

Cosa c'è dopo Internet?

Riavvolgendo la storia dell'evoluzione non solo dell'uomo ma quella della formazione della storia del nostro pianeta, ci accorgiamo di come la percezione dello scorrere del tempo sembri accelerare.
 
“I cinque scarsi decenni dell’homo sapiens – dice un biologo moderno – rappresentano, in rapporto alla storia della vita organica sulla terra, qualcosa come due secondi al termine di una giornata di ventiquattr’ore. La storia infine dell’umanita’ civilizzata occuperebbe, riportata su questa scala, un quinto dell’ultimo secondo dell’ultima ora”. Il tempo attuale [die Jetztzeit], che, come modello del tempo messianico, riassume in una grandiosa abbreviazione la storia dell’intera umanita’, coincide esattamente con la parte che la storia dell’umanita’ occupa nell’universo.
Estratto da: Tesi di filosofia della storia di Walter Benjamin 

Graficamente è ben espresso con l'immagine qua sopra.
Se rappresentiamo la storia dell'evoluzione della Terra sulla circonferenza di un ipotetico orlogio vediamo che l'apparizione e lo sviluppo dell'uomo, copre solo gli ultimi secondi delle 24 ore totali!

Questa presa di coscienza, a mio avviso, può generare due riflessioni in chi ha lo stimolo ad andare oltre le apparenze:

  • La presa di coscienza di come in pochissimo tempo l'uomo sia riuscito a distruggere quello che la Natura ha costruito in milioni di anni.
  • L'insorgere della domanda: "Cosa succederà dopo?"
Tralascio, per il momento, la prima domanda e condivido la mia percezione riguardo alla seconda: cosa succederà dopo?
Come spunto tematico del presente articolo ho preso propio l'esempio  dell'evoluzione tecnologica: Internet.


E allora, riavvolgiamo il nastro della storia degli ultimi istanti del nostro orologio della civiltà!

  • 14 secondi dalla mezzanotte: invenzione della scrittur
  • 11 secondi dalla mezzanotte: costruzione delle piramidi
  • 9 secondi dalla mezzanotte: codice Hammurabi
  • 6 secondi dalla mezzanotte: Budda e Confucio
  • 5 secondi: nasce Cristo e l'Impero Romano
  • 1 secondo: impero Mongolo, Rinascimento, Colombo e le Americhe, metodo scientifico di Galileo: nasce la scienza moderna

Rivoluzione industriale, meccanica, scientifica, i primi enormi computer, la Teoria della Realitività, Fisica Quantistica, telefono, Internet, cellulare, iPad: tutto cià è racchiuso in pochissimi decimi o centesimi di secondo di queste immaginarie 24 ore.
La domanda dunque è: e ora?


Quello che appare ai miei occhi di insaziabile osservatore curioso è la parola condivisione.
Quando si fa una "scoperta" tecnologica, non si inventa nulla: si scopre qualcosa che la Natura aveva già creato.

Veniamo quindi a Internet ed il suo sviluppo.
La Rete ha permesso all'umanità di compiere uno shift, un salto evolutivo creando un mondo parallelo al reale: scambi commerciali, relazionali, cultura, porno.
Certo ora possiamo potenziare la connessione ma poi? E' come spingere l'evoluzione dell'Iphone 7, 8, 9, X ma... E' sempre un telefono!

Dunque, per tentare di comprendere cosa potrebbe succedere dopo Internet dobbiamo cercare nella Natura: con Internet abbiamo solo scimmiottato con fili, modem, onde radio quello che in fondo già percepiamo: siamo tutti connessi a livello di anima.
Quando ascolto una musica che mi piace, mi rapisce, il tempo vola, si azzera e rimando immerso nelle emozioni dei quelle note.
Quando medito mi immergo nell'atemporalità e posso cogliere lo spirito divino che è in me e sentirmi parte del tutto.


Sul gruppo Facebook 
Meditare online con Paolo Abozzi ogni giorno tengo una diretta video dove guido gli spettatori a meditare con una semplice metodologia molto pratica.Le testimonianze sono molteplici: in quel momento di distacco dal contingente è possibile cogliere l'assoluto che è in noi e contemporaneamente sentirsi parte del tutto.

Questo è ciò che potrebbe accadere "dopo Internet": prendere atto che ognuno di noi non è altro che un "modem biologico" che può percepire di essere parte dell'Anima Universale.
Questo momento di isolamento sociale a causa del virus Covid 19 può essere una preziosa occasione per rendersi conto di ciò.


Paolo Abozzi